“American Art 1961-2001 Da Andy Warhol a Kara Walker” a Palazzo Strozzi fino al 29 agosto

Fino al 29 agosto Palazzo Strozzi ospita la mostra “American Art 1961-2001 Da Andy Warhol a Kara Walker” realizzata in collaborazione con il Walker Art Center di Minneapolis uno dei più importanti musei di arte contemporanea degli Stati Uniti. Oltre 80 opere di artisti che vanno dagli anni Sessanta al Duemila, molte delle quali in Italia per la prima volta, propongono uno straordinario percorso attraverso i movimenti che hanno segnato l’arte americana tra i due momenti storici della Guerra in Vietnam e l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001. Curata da Vincenzo de Bellis, Curator and Associate Director of Programs, Visual Arts del Walker Art Center e Arturo Galansino Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi l’esposizione propone una rilettura di quaranta anni dell’arte americana attraverso svariate forme di produzione artistica, dalla pittura alla fotografia, dal video alla installazione, affrontando tematiche di grande rilevanza come lo sviluppo della società dei consumi, la contaminazione delle arti, il femminismo, le lotte per i diritti civili.

La mostra in numeri ci permette di cogliere alcuni aspetti che spesso sono noti solo agli addetti ai lavori. In mostra sono presenti opere di 53 artisti, di questi un numero considerevole è vivente, sono 27 mentre 14 sono donne, tra i viventi 6 sono afroamericani, 2 nativi americani, 1 ispanico. Tra le figure chiave del quarantennio preso in esame un ruolo di primo piano è senza dubbio per Andy Warhol di cui sono in mostra 12 opere tra cui la celebre Sixteen Jackies del 1964 usata come immagine dei manifesti e della promozione dell’evento, dedicata a Jakie Kennedy dopo la morte di JKF. Uno spazio particolare è dedicato a Merce Cunningham padre della danza contemporanea che collaborà con Robert Rauschenberg e Jasper Johns.

Negli anni Sessanta, le grandi figure che faranno poi da riferimento per le generazioni a seguire di artisti, saranno Donald Judd, Robert Morris, Bruce Nauman, John Baldessarri, ma anche Cindy Sherman, Richard Prince e Barbara Kruger, Felix Gonzalez-Torres e la sua denuncia dell’AIDS e le inquietanti narrazioni di  Matthew Barney, di cui il Museo di Minneapolis conserva l’intero ciclo di Cremaster. Nelle ricerche degli anni Novanta e Duemila spiccano le figure di riferimento per la comunità afroamericana come Kerry James Marshall e Glenn Ligon o artisti che indagano l’identità americana come Paul McCarthy, Mike Kelley, Jimmie Durham e Kara Walker della quale viene proposta un’ampia selezione di opere video e disegni dedicati ai temi della discriminazione razziale visti attraverso la lente della storia e l’arma della satira sociale.

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