Eugenio Miccini e le “enigmatiche” Poesie Visive

“… mi preme dire che questi giochi non sono perfettamente tali, se si voglia conservare al termine “gioco” la sua accezione più innocente. L’aspetto del divertissement, del passatempo che caratterizza queste tavole, ricalca il modello di un gioco molto diffuso, ma ha un’intenzione formante che lo “snatura”: in questo senso la dimensione ludica cede subito il posto al suo contrario etimologico , alla dimensione “illusoria”, proprio perché promette un gioco che in realtà non c’è, o meglio, il gioco è solo apparente e ostenta un’ingenua abilità, una minima destrezza, direi popolare, quasi sempre sufficiente a risolverlo. Infatti, esso è soltanto un modo di dare altro segno all’iconografia vigente e altro potere mitopoietico e rituale alle espressioni-comunicazioni, per così dire, estetiche.”

Così scriveva Eugenio Miccini nel testo di introduzione a “I miei giochi” di Poesie Visive 1962-1970 pubblicato da Techne nel novembre del 1970, una rassegna delle poesie visive ispirate da giochi di società, rebus, scacchi, dama, incastri di poesie e altri rompicapi cari all’artista.

Illuminante è la seconda annotazione di Eugenio Miccini  che riguarda la fruizione, il rito del gioco, la partecipazione e il coinvolgimento da parte di chi guarda. “…è richiesta come necessaria una qualità di attore: individuazione dell’immagine, traduzione linguistica di essa, costruzione della frase, riconnessione dei segni e decifrazione finale dei significati…I quali, essendo provvisoriamente enigmatici, consentono all’opera ( si intende che qui mi riferisco soprattutto ai giochi visuali, come i REBUS) anche la possibilità di una decifrazione “incontaminata” anteriore alla dialettica  delle diverse aree grammaticali e semantiche del contesto“.

E’ molto interessante, a questo punto, vedere le reazioni di un gruppo di persone, di ogni età, che hanno sostato davanti all’opera “Senza titolo” di Eugenio Miccini, del 1971 in mostra nelle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala a Milano, un collage e disegno su legno, un cruciverba dalle sfavillanti caselle arancioni e dove alcune parole come “azione” e “rivoluzione” sono lasciate per lanciare ad ognuno la sfida dell’interpretazione intellettuale e una volta coinvolto a quel punto l’opera potrà dirsi “completa”.

 

 

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