“Lucia Marcucci. I segreti del linguaggio” al MAMAC di Nizza

Per la sua prima mostra personale in Francia, “Lucia Marcucci. I segreti del linguaggio”, la galleria contemporanea del MAMAC, gioca sul confronto tra opere degli anni ’60 e ’70 , riferimenti alle questioni socio-politiche dell’epoca, e le ultime opere dell’artista italiano degli anni 2000 , critiche alla pubblicità e alla cultura dominante . L’abbondanza di parole, messaggi e immagini fluttuanti inviterà il visitatore a immergersi nell’universo poetico dell’artista.

Nata a Firenze nel 1933, Lucia Marcucci è una delle principali protagoniste della poesia visiva in Italia e una delle maggiori figure del Gruppo 70, a cui è entrata ufficialmente a far parte nel 1965. Gli artisti di questo gruppo miravano a rivalutare il linguaggio in un periodo di frenetico sviluppo dei mass media. La parola diventa così oggetto, con una propria autonomia in mezzo a nuovi sistemi di comunicazione. Il rapporto tra ‘immagine’ e ‘parola’ diventa il loro terreno di gioco preferito per la sperimentazione linguistica e il collage il loro mezzo espressivo.
Costruite da ritagli di riviste e pubblicità con messaggi spesso tratti dal vocabolario dei fumetti dei fumetti, le opere di Lucia Marcucci reinterpretano, con provocazione e ironia, questioni politiche e sociali del suo tempo, sottolineando la condizione delle donne nella società contemporanea e la mercificazione del loro Immagine.

Nei primi anni ’70 l’artista, come altri artisti visivi, sperimenta l’uso dell’emulsione su tela (tecnica di trasferimento fotografico), in molti casi appropriandosi di immagini della storia dell’arte. L’uso del bianco e nero e la risultante planarità della superficie le permettono di rendere incisiva la giustapposizione o talvolta la sottolineatura del testo e dell’immagine. Dal 1978 in poi, le opere mostrano le tracce della sua presenza fisica attraverso la scrittura a mano. Gli slogan e le immagini sono più autobiografici o antropomorfi.

I lavori più recenti (2000 – 2010), offrono una ricerca ibrida che si avvicina alla poesia, alla musica, alla performance e alla comunicazione di massa e richiamano al di sopra della straordinaria potenza dell’immagine. Nella serie “Città Larga”, le opere sono realizzate manipolando un tipo di pubblicità stradale diffusa e onnipresente all’inizio del millennio: striscioni di stoffa appesi ai lampioni delle aree urbane. Queste pubblicità spesso veicolano immagini concepite secondo una logica popolare che non si allontana mai dai cliché più radicati. L’artista poi li usa per cambiarne il significato o per accentuare l’assurdità del rapporto tra immagine e testo.

Il lavoro di Lucia Marcucci è stato messo in evidenza al MAMAC nelle mostre collettive “She-Bam Pow Pop Wizz! Les Amazones du POP”, 2020-21 – a cura di Hélène Guenin e Géraldine Gourbe; e “Vita Nuova. Nuovi numeri nell’arte in Italia 1960-1975”, estate 2022 – curatrice Valérie Da Costa.

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