Lamberto Pignotti

1969 - Alla fine degli anni Sessanta Lamberto Pignotti realizza una serie di opere che denomina Souvenir, Zero, Foto ricordo, Thrilling, Happening in cui utilizza delle fotografie ritagliate dai quotidiani, legate ad un fatto di cronaca. L’artista interviene sulle immagini con la propria grafia, cancellando dei particolari di un volto, inserendo una cornice, appone la sua firma e si appropria così di una immagine che assume un valore di denuncia e che lo pone in prima persona rispetto alla narrazione del fatto. Come affermato da Gillo Dorfles “Ebbene in queste ultime immagini – precedenti pure queste all’affermarsi della Narrative art – Pignotti ha messo in luce un meccanismo di fissazione del ricordo, di rievocazione del tempo perduto, estremamente incisivo. La serie dei Souvenir, dei Zero, dei Versus sono, ancora una volta, relitti iconici, tolti dalle pagine dei quotidiani ( fotogrammi sbiaditi senza particolare pregnanza tecnica o estetica) ma cariche di significati sociali e politici; ai quali Pignotti ha aggiunto una nuova dimensione semantica (ed estetica) attraverso interventi diretti sull’immagine: cancellature, strisce collettive, frecce indicative, addirittura frammenti di suoi versi o firme di personaggi celebri e storici frammiste alla sua come in una Foto-ricordo”.

1974 - Piccoli nel formato ma grandi nel messaggio che veicolano. E’ la fortunata serie dei “Francobolli” che prende il via nella metà degli anni Sessanta per arrivare agli anni Ottanta e che impegna Lamberto Pignotti in un’operazione di scandaglio e di ricognizione dei codici iconografici cosiddetti minori. La tecnica è quella del collage, accanto a veri francobolli, dove è facile trovare l’effige di personaggi famosi, compare la nuvoletta dei fumetti che contiene una frase ad effetto che lascia spiazzati. E’ un modo solo in apparenza inoffensivo per portare avanti la sua critica alla società dei consumi e per dibattere sui temi della politica e dell’attualità. In merito ha affermato Giovanni Maria Accame “Non esaurisce la poesia in sé, perché questa fa leva anche sul fatto che il francobollo è simbolo di comunicazione, e soprattutto sull’immagine canonizzata, semplificata, categorizzata che il francobollo dà del personaggio raffigurato e commemorato”.

1982 - Appartiene al periodo che va dalla fine degli anni Settanta agli anni Novanta la serie delle opere “Visibile/Invisibile” che portano avanti l’esperienza avviata con la precedente serie delle “De- composizioni”. Si tratta di immagini femminili prese dai rotocalchi di moda rielaborate con abrasioni, velature, coloriture che portano il titolo della serie. Come ben osserva Patrizio Peterlini “La scelta inevitabile dell’icona femminile come feticcio condensante in sé tutte le possibili immagini dell’oggetto desiderabile è lo sviluppo logico, in poesia, di ciò che Pignotti aveva da poco espresso nel suo lucido saggio : Marchio & Femmina. La donna inventata dalla pubblicità ( Vallecchi 1978). In questo senso si può dire che la serie Visibile-Invisibile ne costituisce la conseguente azione militante. Il corpo femminile, ciò che è visibile nella pagina pubblicitaria, veicola qualcosa di invisibile, il messaggio pubblicitario stesso. Ciò che Pignotti svela con la sua operazione è la perversa tendenza a creare bisogni artificiali insita nella logica propagandistica. E’ questo il primo significato, ascrivibile alla storica e tradizionale interpretazione della poesia visiva come guerriglia semiologica, estraibile dalla serie Visibile- Invisibile...”

1983 - Da un’intervista a Lamberto Pignotti “ ...La cancellatura mi interessa proprio perché implica tante cose. Intanto le De-composizioni nascono dal capovolgimento di quello che è lo svolgimento della pittura, cioè mentre nella pittura si parte dal bianco e poi si compone, io parto dal pieno per far affiorare il vuoto, lascio certi varchi, c’è proprio un decomporre, una sottrazione. Quest’idea mi piace esteticamente, mi è sempre piaciuta, mi piacciono più le cose incompiute o che non si vedono del tutto, come gli affreschi deturpati dal tempo, i palinsesti e le statue rovinate; preferisco che alcune volte gli manchi una testa, un piede o una gamba: certe Veneri sarebbero meno appetibili se fossero complete, invece magari qua manca un volto, qua manca un braccio e quindi l’osservatore, il fruitore, diciamo se le può reinventare, se le completa con l’immaginazione lui.... Visibile-Invisibile in qualche modo riprende le De- composizioni. Mentre le De-composizioni danno forse il senso più il senso dell’affresco deturpato dal tempo, Visibile-Invisibile pone una domanda di questo tipo: quella immagine che io sto guardando sta scomparendo del tutto o invece sta delineandosi meglio? In fondo si partecipa di una tradizione tanto conosciuta nell’ambito della grande pittura, per cui spesse volte cose che non si vedono o si intravedono sono più importanti di quelle portate in primo piano”.

1996 - Come un abile “miniatore” contemporaneo Lamberto Pignotti interviene sulle pagine delle riviste patinate dove l’immagine femminile è regina con il suo carico di erotismo e di sensualità. Come ben sottolinea Lucia Miodini “ Le frasi manoscritte sulle pagine delle riviste negli anni Novanta rievocano le metafore d’amore della poesia visiva lirico-amorosa. Sono frammenti incisi sul corpo intessuto di desiderio, d’immaginario e di annotazioni declamatorie. Battute di un dialogo recitato intercalate ai frammenti del discorso amoroso analizzato da Roland Barthes, quello della poesia visiva è però un discorso amoroso non aulico, bensì neo-volgare. Sono frasi che andrebbero colte “a colpo d’occhio”, metafore d’amore che si presentano nella forma ambigua di un indovinello, talora comico o paradossale, altre volte grottesco. Ma proprio qui sta il suo effetto: i gesti enfatici, i movimenti, gli stati d’animo di questo universo iconico sono descritti “in altro modo”, diversamente, nelle frasi manoscritte sulla pagina. La cornice aurea che Pignotti talvolta inserisce sulle pagine delle riviste accentua, negandola, la solennità del racconto: il bordo d’oro segnala lo spazio dell’allestimento scenico ma allude anche alle guarnizioni luccicanti di fili d’oro delle immaginette devozionali, la cui iconografia Pignotti ha attentamente studiato. Il fregio marca, “in altro modo”, il divario tra il contesto di riferimento e la sua nuova destinazione.”

1997- Dagli anni Novanta in poi Lamberto Pignotti fa largo uso della tecnica del Collage, la tecnica prediletta dai poeti visivi in quanto permette di affiancare un pensiero a un’immagine che rafforza il messaggio dell’opera. “ Nei collages degli anni Novanta emergono sulla superficie gli strati accumulatisi uno sull’altro in un sapiente gioco di filologia e sperimentazione. – Scrive Lucia Miodini - Le spaziature non sono silenzi bianchi ma raschiature, squarci di un’opera : brandelli delle tele di Nattier o lembi di fotografie pornografiche, la straordinaria varietà botanica dei fiori di Bruegel o gli idilli campestri di Boucher...”

1998 -Sempre in merito all’uso del collage praticato dall’artista scrive Martina Corgnati “ Il punto comunque non è tanto questo, quanto, a parere di chi scrive, la maggiore attenzione alle componenti formali, spaziali, compositive che non viene meno neppure nei recenti collage, dove ricompaiono i caratteri tipografici, ma dove una certa “pittoricità”, volutamente esteriorizzante e quasi kitsch, continua ad essere assicurata dall’impiego di polveri e pigmenti dai colori brillanti, luccicanti, fosforescenti addirittura, disposti sull’opera a macchie, come sapienti sottolineature dei frammenti di immagini fotografiche”.

2000 - E’ in occasione di una conferenza alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze nel 2004 che Lamberto Pignotti chiarisce e definisce il fenomeno della Poesia Visiva. “...Formalmente essa è un ossimoro, ossia una sorta di antitesi in cui si fondono concetti di senso opposto che sembrano escludersi a vicenda. Un po’ come il “ghiaccio bollente”, titolo di una vecchia canzone o “la morte che vive”, verso di una nota poesia montaliana. “Poesia visiva” è un’espressione insomma che tende a presentare la parola –manifestazione eminentemente verbale , linguistica, orale, acustica...- come qualcosa da guardare, da vedere, da fruire con gli occhi. Da qui l’ossimoro, il paradosso, e quasi la contraddizione in termini...Tuttavia la poesia visiva non è né una pittura con le parole, né una poesia con le immagini. In altri termini le parole non devono fare da commento a delle autosufficienti immagini, né queste ultime devono risultare l’illustrazione di un testo che basta a se stesso. La poesia visiva pretende insomma un effettivo rapporto, una vera interazione , fra parole e immagini in un unico contesto”.

2000 - “C’era una volta il campo dei miracoli tecnologici dove formicolavano degli industriali che, insoddisfatti della old economy, ebbero l’idea di arricchirsi molto e alla svelta producendo, o meglio promettendo, beni immateriali. Speculando sulla confusione abilmente programmata dai mass media, simili avventurieri ridussero al minimo il numero dei lavoratori fissi ricorrendo ai contratti a termine, o meglio ancora a nessun contratto. Accanto a quel campo c’era l’orto con gli esponenti della sinistra che, rassegnati, esortarono giorno dopo giorno i lavoratori alla flessibilità e a nutrirsi di speranze sulla new economy. Degli effetti sociali però, né gli uni né gli altri si preoccuparono e fu così che vissero a lungo felici e contenti.” ( Il campo dei miracoli tecnologici, Favole minime. Lamberto Pignotti. Empiria, 2006)

2006 - “Bisognava andare : ma da quando eravamo in viaggio? Ce ne siamo accorti in ritardo, che era già iniziato il nostro viaggio oltre l’orizzonte della parola, motivo di questa forsennata e sfrenata ricerca senza ulteriori partenze, di questa ossessiva sfiducia nelle frasi fatte. Analizzato nei momenti labili della partenza, del transito e dell’imprecisato arrivo, il nostro viaggio è visto come un’esperienza di perdita e di acquisto: perdita di ciò che viaggiatori come noi, abbandonando la sede abituale, si lasciano alle spalle; acquisto, attraverso le molteplici esperienze e conoscenze realizzate con lo spostamento, d’una nuova identità, anche quando le polizie controllavano sul lasciapassare l’ora di partenza e quella di arrivo alle località timbrate; e il contachilometri anche, perché non erano consentite deviazioni o soste...” ( da Viaggio oltre la parola – Giochi d’arte Giochi di Carte Lamberto Pignotti. Frullini edizioni 2015)