Massimo Campigli ( Berlino 1895 – Saint-Tropez 1971)
Trascorse la sua adolescenza a Firenze e poi a Milano dove la sua famiglia si era trasferita nel 1907, entrò in contatto con gli ambienti letterari fiorentini e collaborò con scritti e disegni alla rivista irredentista Lacerba avvicinandosi con curiosità al Futurismo. Nel 1915 partì per la guerra, prigioniero in Germania nel 1916 venne deportato in Ungheria e da lì partì per la Russia da dove cercò di organizzare il rientro in Italia dei prigionieri. Rientrato in Italia iniziò a collaborare con il Corriere della Sera che lo manderà a Parigi come corrispondente, inizia così un decennio di esperienze molto stimolanti e di riflessione critica, inizia il suo interesse per la pittura e lo studio appassionato dell’arte con la frequentazione dei musei. Nel 1923 espone a Roma nella galleria di Anton Giulio Bragaglia aperta ai giovani talenti aperti alla cultura internazionale e nel 1926 insieme a De Chirico, De Pisis, Paresce, Savinio, Tozzi e Severini sarà uno dei “sette di Parigi”, nel 1927 espose a Dresda e nel 1928 la visita al Museo etrusco di Villa Giulia a Roma sarà rivelatrice del suo mondo interiore. Si configura così il suo stile definito attraverso le “donnine”, figure stilizzate dal grande rigore compositivo, un archetipo di forme al quale rimarrà fedele nel corso di tutta la sua produzione. Nel 1928 viene invitato con una sala alla Biennale di Venezia e l’anno seguente sarà la mostra a Parigi alla Galleria Jeanne Boucher che decreterà il successo internazionale. La sua pittura attraverso gli anni rimane fedele a se stessa, non subisce mutamenti, tutto viene rappresentato attraverso le figure di donne, cifra e simbolo della sua pittura. Sue personali si tengono in Italia e all’estero, molte sono le gallerie che lo omaggiano con importanti rassegne, sarà alla Biennale di Venezia nel 1948 e nel 1960, sempre nel 1960 a Boston presso l’Institute Of Contemporary Art. Importanti le mostre come quella del 1953 a Palazzo Strozzi a Firenze, nel 1955 a Palazzo Reale a Milano, nel 1958 alla Galleria d’arte Moderna di Roma, nel 1959 alla Civica Galleria d’arte moderna di Torino. Nel 1949 aderirà al Congresso dei partigiani della pace e poi troverà il suo buen retiro a Saint-Tropez dove nel 1960 farà costruire una villa dove passerà gli ultimi anni della sua vita circondato da una collezione di sculture africane e oggetti primitivi. Ampia anche l’attività grafica, nel 1942 ha illustrato Il Milione di Marco Polo e nel 1955 pubblicò la sua biografia illustrata dal titolo “Scrupoli” edita da Il Cavallino. In una presentazione al catalogo di una mostra alla Galleria del Naviglio del 1953 scriverà ” Vorrei che coi miei quadri si potesse convivere come con un lento pendolo silenzioso. Se poi quello che conta fosse l’elemento psicologico del quadro niente è più favorevole perchè il subcosciente si manifesti che lavorare assorbito in problemi puramente tecnici, quasi per distrarre la mente”. Morirà il 31 maggio del 1971 a Saint-Tropez.