Giuseppe Chiari ( Firenze 1926 – 2007)
Musicista, pianista e artista visivo Giuseppe Chiari è stato l’unico artista italiano ad avere un ruolo attivo all’interno del movimento Fluxus fondato da George Maciunas nel 1961, il network internazionale di artisti, compositori e designer che negli anni ’60 operarono una contaminazione di generi e discipline artistiche. Giuseppe Chiari dal 1950 inizia a scrivere musica, anticipando di una ventina d’anni il minimalismo e le sue composizioni del primo periodo sono Intervalli e gli Studi sulla singola frequenza, dopo arriveranno Gesti sul piano del 1962 e L’arte è facile del 1972. All’interno del gruppo Fluxus sperimenterà il concetto di “musica viva” combinando l’arte visiva e musicale in un continuum dove la musica si caratterizza per la sua componente visiva. Nel 1972 Chiari scriverà Suonare la città, dove la città diventa uno strumento musicale e i suoi elementi costitutivi vengono depurati per arrivare ad essere strumenti musicali che tutti possono suonare. Nel 1963 partecipa a Firenze alle ricerche del Gruppo 70 sul valore visuale del testo scritto, la partitura musicale diventa una “pittura” da guardare in cui le note e i gesti per eseguirla sono elementi visuali. A partire dal 1964 Chiari diventa performer delle proprie opere, l’artista con la sua gestualità è un elemento dell’opera d’arte e dagli anni ’70 inizia ad utilizzare come mezzi espressivi i collages, ottenuti con fogli di giornale, fogli di musica e altri materiali e compaiono gli strumenti musicali come chitarre e violini che perdono la loro funzione sonora per acquisire quella visiva. Nel corso della sua importante carriera artistica ha partecipato alle più importanti rassegne internazionali: la X° Quadriennale di Roma, la Biennale internazionale di Venezia nelle edizioni del 1972, 1976, 1978, Documenta 5 a Kassel nel 1972 e la Biennale di Sydney nel 1990. Numerosissime le personali realizzate prime e dopo la sua scomparsa, le sue opere sono conservate in numerosi musei e collezioni sia pubbliche come il MAMBO di Bologna che private come la Collezione Gori di Pistoia.