“senzamargine. Passaggi nell’arte italiana a cavallo del millennio” al MAXXI fino al 10 ottobre

Carla Accardi, Luciano Fabro, Luigi Ghirri, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Paolo Icaro, Jannis Kounellis, Anna Maria Maiolino, Claudio Parmiggiani, Mario Schifano. Questi nove maestri imprescindibili dell’arte italiana contemporanea, tutt’oggi punto di riferimento per le generazioni più giovani, sono i protagonisti della mostra-omaggio senzamargine. Passaggi nell’arte italiana a cavallo del millennio, un progetto del MAXXI Arte a cura di Bartolomeo Pietromarchi, al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo aperta al pubblico  fino al 10 ottobre 2021. Si tratta di nove maestri ancora non presenti nella Collezione le cui opere, grazie a un contributo del MiBACT in occasione del decennale del museo proprio per arricchire la collezione (legge n.8 del 28.02.2020) e attraverso questa mostra, entreranno a farne parte.

Nell’anno del decennale del MAXXI, dunque, è ancora la collezione pubblica nazionale, patrimonio collettivo, a essere protagonista. Anche con il focus dedicato ad Alberto Boatto, il cui il prezioso archivio è stato donato dalla famiglia al MAXXI, fondatore e direttore nel 1969 della rivista d’avanguardia senzamargine che dà il titolo alla mostra della Collezione (Alberto Boatto. Lo sguardo dal di fuori, Archive Wall, a cura di Stefano Chiodi, fino al 10 ottobre 2021). E con l’Omaggio a Claudia Gian Ferrari, gallerista e collezionista appassionata scomparsa 10 anni fa dopo aver donato al MAXXI, con grande generosità e fiducia, oltre 50 opere della sua collezione (Sala Gian Ferrari, a cura di Anne Palopoli, fino al 1° novembre 2020).

senzamargine, inoltre, è il culmine di un progetto più ampio, anch’esso per i 10 anni del museo, dedicato alla creatività italiana contemporanea: iniziato a febbraio con REAL_ITALY, la mostra con gli artisti mid-career vincitori delle prime edizioni dell’Italian Council, si concentra ora su grandi nomi consacrati per posare infine lo sguardo, dal prossimo 28 ottobre, sui giovani talenti del MAXI BVLGARI Prize.

Negli spazi della Galleria 1, al piano terra del museo, si susseguono una serie di “stanze”, ognuna delle quali dedicata a un artista di cui sono esposte grandi installazioni, opere importanti realizzate negli anni a cavallo del millennio, opere senzamargine, per parafrasare il titolo della rivista di Alberto Boatto. Questa sequenza di ambienti immersivi potenzia la carica rivoluzionaria, la forza e la monumentalità, oltreché la relazione con lo spazio, delle opere, facendo emergere in tutta la loro attualità alcune delle tematiche tuttoggi al centro delle riflessioni artistiche.

Il percorso si apre con la “stanza” dedicata a Luigi Ghirri, grande maestro della fotografia celebre per il suo sguardo inedito sulla rappresentazione del paesaggio. In mostra 30 fotografie pubblicate nel 1989 nel volume Paesaggio italiano per la collana I Quaderni di Lotus. Città diverse, luohi diversi, ma tutte immagini liriche e allusive, lontane dagli stereotipi e accomunate, come scrive lo stesso Ghirri “da un leitmotiv che attraversa tematiche, spazi e oggetti” e che lega le fotografie in una sorta di “geografia sentimentale, dove gli itinerari non sono segnati e precisi, ma ubbidiscono a strani grovigli del vedere”. Paesaggio italiano è parte del Fondo Ghirri della rivista Lotus International, con cui il maestro ha collaborato per circa dieci anni dal 1983 e che comprende oltre 350 fotografie, pubblicazioni originali, testi e materiali di lavoro vari.

Il secondo ambiente è dedicato a Mario Schifano. Nelle opere qui esposte (il grande PVC Per Esempio, i dipinti Segni e Ritracciato, i tondi Chi e Dolore) – originariamente presentate a Roma nel 1990 nella mostra Divulgare al Palazzo delle Esposizioni, e nel 1992 in parte danneggiati da un incendio – Schifano torna a meditare sul potere anestetizzante della televisione, insieme feticcio e ossessione personale, soffermandosi sull’esposizione costante a una overdose di immagini sempre più svuotate di significato.

Due le opere in mostra di Luciano Fabro, figura tra le più note dell’Arte Povera: Enfasi (Baldacchino) e Italia all’asta. Enfasi – sorta di baldacchino sospeso in alto, in lamiera di rame e allumino, con 18 tondi metallici su cui sono sbalzati dei volti – rimanda a una antica copertura dagli echi sacrali. Italia all’asta appartiene a una delle serie più note dell’artista, Italie, riflessione sull’identità nazionale avviata nel 1968. L’opera, del 1994, rappresenta due sagome della Penisola, una delle quali capovolta, entrambe appese a un’asta e, nell’allestimento curato insieme alla figlia Silvia Fabro, messe all’angolo.

Le due tele Bianco argento e Bianco argento 3 di Carla Accardi riflettono l’indagine sul segno che ha accompagnato l’artista per tutta la sua carriera e che qui si fa semplificato e geometrico. Le tele dialogano con l’installazione Casa Labirinto, esposta per la prima volta a Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone nel 2000: un parallelepipedo in perspex su cui Accardi ha tracciato segni neri e grigi. Qui pittura, architettura e simbolo diventano un tutt’uno e la trasparenza stessa diventa spazio tridimensionale.

Maestro dell’Arte Povera, Jannis Kounellis, è presente in mostra con la potente installazione Senza titolo del 2014. Presentata per la prima volta a Todi e poi a Londra nel 2014, è tra le ultime realizzate dall’artista. In quest’opera, dove grandi coltelli da macellaio che trafiggono cappotti neri a brandelli avvolgono lo spazio, Kounellis parla della condizione umana e delle sue ferite.

In Spiette (1991) qui per la prima volta allestita a dimensione ambientale, Paolo Icaro punteggia lo spazio con 36 piccole forme di gesso nelle quali sono incastonati frammenti di vetro specchiante. Posizionate con diverse angolazioni, le Spiette si riflettono l’una con l’altra e sembrano tessere una invisibile trama di sguardi.

Claudio Parmiggiani ha ideato appositamente per il MAXXI Senza titolo, una delle sue famose delocazioni, opere che realizza impiegando fuoco, fumo e fuliggine che rivelano la sagoma di oggetti assenti. Uno dei soggetti più di frequente trattati con questo metodo è il libro: forma simbolica dal valore culturale e sapienziale di lunga durata, ma anche solida entità materiale dalla ricca storia formale.

L’interazione tra diversi mezzi espressivi, che emerge chiaramente nell’allestimento qui proposto e pensato per questa occasione, caratterizza il lavoro di Anna Maria Maiolino, artista di origine italiana che vive e lavora in Brasile. In mostra una serie di opere che riflettono la commistione di linguaggi, tra sculture, fotografie e disegni, di diversa provenienza, che raccontano il percorso di questa artista particolarmente impegnata nell’indagare il ruolo sociale della donna.

Il percorso si chiude con la “stanza” dedicata a Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, capisaldi della ricerca sull’immagine in movimento negli ultimi decenni, cui il MoMA di New York e il Centre Pomipdou di Parigi hanno dedicato importanti retrospettive. senzamargine è un doveroso omaggio a questo straordinario duo di artisti, con il corpus di opere Dal Polo all’Equatore, che comprende un film, un grande rotolo disegnato e altri lavori su carta.

foto © Musacchio, Ianniello & Pasqualini

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