Nuovo allestimento per il MAMbO e una nuova sezione per l’Arte Verbo-Visuale

All’attesa riapertura dei musei in Emilia-Romagna il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna si presenta al pubblico con un importante intervento di rivisitazione e riallestimento di parti della collezione permanente, accompagnato da interventi strutturali, che si svilupperà nell’arco del 2021. Le sezioni che appaiono già rinnovate dal nuovo ordinamento curato da Uliana Zanetti e Barbara Secci con la supervisione del direttore artistico Lorenzo Balbi sono quelle dedicate all’Informale e all’Ultimo Naturalismo, mentre è stata costruita ex-novo un’area tematica sull’arte Verbo-Visuale.

A ridisegnare completamente gli spazi espositivi nel segno del dialogo con l’ambiente esterno (come già avvenuto al piano terra con le porte-finestre della Sala delle Ciminiere) è anche la riapertura delle finestre della manica lunga, che appare così decisamente trasfigurata, non solo dal nuovo allestimento delle opere ma anche dalla possibilità di scambio osmotico dentro/fuori.Le curatrici hanno lavorato al riallestimento con l’obiettivo di individuare, utilizzando alcuni nuclei collezionistici significativi delle raccolte del museo, circostanze di tempo e di luogo da cui sono scaturite opportunità di sperimentazione e connessioni con il territorio bolognese, nazionale e internazionale.

Nella sezione Informale sono esposte alcune opere di artisti di spicco dell’ampio fenomeno conosciuto con tale nome, diffuso fra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, all’interno del quale si declinarono diverse versanti di un’arte non figurativa. Fra i critici che in Italia rivolsero una tempestiva e sensibile attenzione a queste esperienze si schierò Francesco Arcangeli, direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, antesignana del MAMbo, dal 1959 al 1968. Nel corso del suo mandato lo studioso arricchì le collezioni con opere di varie correnti, prestando particolare attenzione alla scena locale, ma anche a quella italiana ed estera. A lui si deve l’acquisto delle significative opere di Alberto Burri e Antoni Tàpies esposte in questo spazio, in cui una manipolazione controllata della materia suscita inedite manifestazioni formali. Su un tracciato parallelo si collocano le delicate composizioni di Germano Sartelli, poetiche ricombinazioni di elementi naturali e di scarto, mentre, quasi all’opposto, la lunga tela di Pinot Gallizio testimonia un approccio alla pittura esuberante ed energico.

La sezione Ultimo Naturalismo e Scultura trae spunto da Gli Ultimi Naturalisti, articolo di  Francesco Arcangeli pubblicato sulla rivista Paragone nel 1954. Sotto questa definizione, egli  raccoglie alcuni artisti del Nord Italia di cui da tempo segue il lavoro, come Pompilio Mandelli, Ennio Morlotti, Sergio Romiti, Mattia Moreni, Vasco Bendini, Sergio Vacchi. Secondo il critico, ad accomunare questi pittori è la capacità di riversare quasi istintivamente sulla tela l’introiezione di un sentimento del naturale che fin dal Medioevo è cifra autenticamente peculiare della tradizione artistica radicata in area padana. Per Arcangeli “Natura è la cosa immensa che non vi dà tregua, perché la sentite vivere tremando fuori, entro di voi: strato profondo di passione e di sensi, felicità, tormento. In un tale rapporto si include tutto ciò che si sta svelando, di pauroso, per chi ancora ama il tempo lento ed umano del vecchio mondo naturale, nell’universo. […] Si ritenta la natura; ma la sua proporzione sfugge, ora, alla misura intellettuale.

Oltre alle opere dei pittori cari ad Arcangeli, la sala accoglie alcune sculture di Agenore Fabbri, Quinto Ghermandi, Jean Ipoustéguy, Leoncillo (Leoncillo Leonardi), Luciano Minguzzi e Andrea Raccagni acquisite dal museo negli anni della sua direzione.

La terza sezione, completamente inedita per i visitatori, è quella dedicata all’arte Verbo-Visuale. Agli inizi degli anni Sessanta sempre più artisti avvertono l’importanza dell’impatto delle nuove tecnologie e dei mass media non solo sulla cultura popolare, ma anche sulle sfide estetiche e sulle condizioni di produzione della ricerca artistica sperimentale. Si percepisce che il mondo con il quale la letteratura e le arti visive sono chiamate a confrontarsi non è tanto quello naturale, quanto quello prodotto attraverso i vari mezzi di comunicazione. Molti artisti adottano metodologie che sfruttano le potenzialità dei mass media per veicolarne una critica consapevole, sondando e ricombinando parole, immagini, suoni per creare significati in competizione con un apparato comunicativo finalizzato al rapido consumo. Intrecciandosi a una diffusa sensibilità per temi politici e sociali, l’arte verbo-visuale che ne scaturisce conosce fino alla fine degli anni Settanta un sensibile sviluppo, con ricerche di carattere interdisciplinare che danno luogo a un dinamico intreccio di raggruppamenti, eventi, sodalizi, mostre, incontri.

Fra i gruppi che si impegnano in queste sperimentazioni un ruolo di rilievo è svolto dal Gruppo 70, fondato nel 1963 a Firenze da Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Luciano Ori, Lamberto Pignotti, ma moltissimi sono gli artisti che, anche singolarmente, conducono ricerche affini, spesso trovandosi coinvolti nelle stesse manifestazioni espositive o performative. Fra questi compaiono Vincenzo Accame, Gianfranco Baruchello, Tomaso Binga, Adriano Spatola, Franco Vaccari.

Oltre a documentare alcuni esiti significativi dell’arte Verbo-Visuale, le opere esposte in questa sezione sono testimonianza di una intensa campagna di acquisizioni per la Galleria d’Arte Moderna di Bologna promossa nel 1984 da Concetto Pozzati, presente con un’opera grafica.Questa sezione prelude a una più ampia e articolata narrazione, che sarà sviluppata nei prossimi mesi, sulle sperimentazioni bolognesi ed emiliane degli anni Settanta e in particolare sulla Performance.Guardando alla riapertura, la collezione permanente si è infine arricchita di un nuovo comodato: grazie alla generosità della Banca di Pisa e Fornacette Credito Cooperativo, la sezione Officina d’Arte Italiana accoglie un dipinto (s.t., 2009) di Luca Bertolo, che sarà presto ufficialmente presentato al pubblico alla presenza dell’artista.

 

 

 

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