Pier Luigi Tazzi, Giornata di studio “Dal grado zero della critica alla crisi della curatela”

Sabato 17 dicembre 2022 si è tenuta a Palazzo Strozzi la giornata di studio dedicata a Pier Luigi Tazzi (Colonnata, 1941 – Montelupo Fiorentino, 2021), critico d’arte e curatore riconosciuto a livello internazionale, ad un anno dalla sua scomparsa. Il convegno, promosso dalla Regione Toscana e curato da Lorenzo Bruni, svolto presso l’Altana di Palazzo Strozzi a Firenze, ha avuto l’intento di restituire al pubblico non soltanto i momenti più significativi del percorso di Tazzi, ma di affrontare, partendo dalla sua ricerca, le questioni evocate dalle grandi trasformazioni a cui è sottoposto il mondo dell’arte sia a livello globale, che a quello locale legato alla rete delle istituzioni toscane.

I quattro tavoli di lavoro che si sono succeduti durante la giornata – a cui sono intervenuti più di 40 operatori del sistema dell’arte di livello internazionale – si sono concentrati sul tema del futuro del sistema dell’arte, sia su come superare l’attuale crisi del curatore, sia sul dialogo tra le varie culture al tempo della globalizzazione per ripensare, più in generale, al significato dell’arte e dell’interdisciplinarità nell’epoca del post-internet. Le discussioni, gli statement e le testimonianze emerse hanno permesso di evidenziare i molti nodi critici che le istituzioni, ma anche il pubblico, devono affrontare oggigiorno in un mondo globale, post ideologico e iper-connesso. Tali analisi non sono avvenute in astratto, bensì a partire dagli esempi che lo stesso Pier Luigi Tazzi ha prodotto in cinquant’anni di attività, che lo hanno portato a lavorare sempre ad alti livelli spesso fuori dall’Italia, ma anche in progetti specifici sul territorio toscano.

Elena Pianea (Regione Toscana) nell’introdurre il convegno ha precisato: “oggi è un’occasione molto proficua per creare una piattaforma di incontro tra istituzioni toscane ed operatori del settore di qualità internazionale come Hans Ulrich Obrist, Mami Kataoka, David Elliott, Ute Meta Bauer, Rirkrit Tiravanija. Questa giornata di studio rappresenta un manifesto di metodo”. Altrettanto significativo è stato il commento finale di Arturo Galansino, Direttore della Fondazione Palazzo Strozzi: “La giornata odierna ha rappresentato una sorta di chiamata alle armi, un’ampia ricognizione sul sistema dell’arte ottenuta grazie ai molti interventi e contributi, che hanno permesso di riflettere sul valore presente di quanto Pier Luigi Tazzi ha perseguito nel suo percorso professionale e di vita, una ricerca sui concetti di costante trasformazione, decentramento e interdisciplinarità alla base della critica e dell’arte di oggi e di domani”. Mentre, il Direttore del Centro Pecci di Prato, Stefano Collicelli Cagol, ha sottolineato: “Penso sia fondamentale che la Regione Toscana e tutte le istituzioni che sono parte del comitato scientifico di questa giornata di studio lavorino anche in futuro per garantire non soltanto lo studio e la ricerca, ma anche la distribuzione e la diffusione di quello che è stato il contributo di Pier Luigi Tazzi al dibattito culturale, unico italiano prima di Carolyn Christov-Bakargiev, che ha partecipato alla costituzione di una edizione di Documenta.”

Dal primo tavolo di lavoro, moderato da Marco Senaldi, dal titolo “Da critica 0 al futuro della critica” – in cui sono stati invitati a partecipare personalità come Elio Grazioli, Federica Boragina, Luca Cerizza, Renato Barilli, Henry Meyric-Hughes, Ilaria Bernardi, Francesco Urbano Ragazzi, Viktor Misiano, Giorgio Verzotti, Angela Vettese – sono emersi due aspetti principali, il primo legato all’individuazione dell’eredità critica di Tazzi, che ha portato Giorgio Verzotti a rintracciarla nel suo “metodo-non-metodo, determinato dalla passionalità che lo guidava nella scelta degli artisti con cui lavorare, con amori profondi e a lungo termine insieme ai rifiuti netti o allo spirito polemico che a volte lo animava. Una passionalità che in lui era non dispendio, ma strumento di conoscenza. Questo per me è il suo lascito”. Il secondo, invece, ha cercato di riflettere sul futuro della critica – che era già in crisi nel 1978 quando Tazzi si trova a organizzare il convegno a Montecatini Terme dal titolo, per l’appunto, di Critica 0 –, che può essere riassunto con le parole di Viktor Misiano: “La critica di oggi deve essere pronta non tanto a criticare l’arte, quanto a criticare sé stessa. Dovrebbe essere una forma di conoscenza che non solo cerca di insegnare qualcosa, ma è anche capace di disimparare. E se insegna, insegna appunto a disimparare.”

Il secondo tavolo, moderato da Fabio Cavallucci, “Le trasformazioni della curatela (1992-2022) ha visto susseguirsi gli interventi di Maurizio Bortolotti, Denys Zacharopoulos, Bart De Baere, Ute Meta Bauer, Chiara Ianeselli, Hedwig Fijen, Hans Ulrich Obrist. Questi ultimi hanno dibattuto in merito a come le grandi mostre siano cambiate dagli anni ’90 in poi e, in particolare, come Documenta – a cui Tazzi ha collaborato come co-curatore nell’edizione del 1992 – sia cambiata negli anni giungendo fino all’ultima edizione del 2022, in cui non è stata presentata una lista di artisti bensì diverse comunità provenienti da varie parti del pianeta nel tentativo di andare oltre il modello espositivo tradizionale. Pensando alla recente crisi della figura del curatore, Obrist ha evidenziato che: “Nel Novecento l’attenzione è stata riservata completamente al ruolo della mostra, ma oggi, in epoca post Covid e alle prese con una crisi ecologica, gli artisti riflettono su idee e progetti sostenibili, così come preferiscono lavorare non sull’occupazione dello spazio, bensì su temporalità da condividere. Gli artisti, invece di creare una mostra, creano dei giardini e dei momenti per aggregare comunità al di là dell’evento culturale in sé”. Si va, dunque, verso “un’arte meno ‘evenemenziale’, ma più di longue durée”. Ute Meta Bauer ha invece precisato che: “Ruangrupa con l’ultima edizione di Documenta ha anche cercato di spiegare come si possa vivere insieme in modo diverso, integrandosi in comunità di interessi condivisi” e Chiara Ianeselli, che ha lavorato a Documenta 15, ha sottolineato come “alla crescita del numero dei partecipati – si è arrivati a contarne oltre 1630 – è corrisposta una proporzionale diminuzione della proprietà e dell’autorialità”.

Il terzo tavolo di lavoro, moderato da David Elliott, Decentramento, oltre la globalizzazione” con gli interventi di Tommaso Sacchi, Hou Hanru, Mami Kataoka, Emma Ridgway, Franco La Cecla e Rirkrit Tiravanija, ha posto all’attenzione i tanti temi legati al dialogo tra modelli culturali eterogenei, ricordando – come ha proposto l’antropologo Franco La Cecla – di ripensare alla questione della decolonizzazione dei musei da prospettive non più soltanto connesse allo sguardo occidentale.  La Cecla, infatti, ha ricordato che “questo approccio di un incontro tra il mondo dell’antropologia e quello dell’arte ha un precedente nella mostra del 1988 al Centre Pompidou “Les magiciens de la terre”, con cui il sistema generale dell’arte viene messo in discussione dal fatto che ci si rende conto che è un sistema eurocentrico”. Contestualmente, l’artista thailandese Tiravanija, prendendo spunto dai progetti di Pier Luigi Tazzi, ha avanzato l’idea di praticare una nuova formula di multiculturalismo: “fare come Pier Luigi e cercare di capire l’alterità; l’alterità non è solo una questione di orientamento geografico nord-sud, est-ovest, noi-loro, l’alterità è ovunque. Lui era aperto all’alterità e quindi era sempre pronto ad accettarla senza pregiudizio.”

Il quarto tavolo di lavoro, moderato da Lorenzo Bruni, dal titolo “L’interdisciplinarità: la Toscana e il mondo”, ha visto i contributi di Sandro Lombardi, Giovanni Ozzola, Susanna Ragionieri, Arabeschi di Latte, Alessandra Poggianti, Vittoria Ciolini, Marco De Michelis, Mario Cristiani, Gianni Pettena, Paolo Masi, Alfredo Cramerotti e Auronda Scalera. Queste testimonianze hanno permesso di restituire le molte sfaccettature dei progetti di Tazzi in Toscana, dalla sua partecipazione negli anni ‘70 al gruppo di teatro sperimentale il Carrozzone (poi Magazzini Criminali) al coinvolgimento nel CID – Centro di Informazione e Documentazione (primo tassello della costituzione del Centro Pecci) negli anni ’80, ma anche alla sua presenza nell’edizione di Arte all’Arte del 2001 e alla costituzione di Spread in Prato con Dryphoto, e infine al suo ruolo di presidente della Fondazione Lanfranco Baldi a Pelago e recentemente come curatore dell’atelier Marco Bagnoli di Pontedera. Sandro Lombardi ha ricordato la capacità fondante di Tazzi di andare oltre le etichette, così come Paolo Masi quella di farsi coinvolgere in progetti sperimentali come gli spazi non profit che volevano essere indipendenti dal potere del mercato dell’arte. Adelina von Fürstenberg ha sottolineato, infine, che nel dover ripensare all’interdisciplinarità al tempo del digitale, va innanzitutto riconosciuta questa stessa come una particolarità del tutto toscana, mentre Marco De Michelis ha analizzato la capacità di Tazzi di occuparsi di altre discipline, di voler fuoriuscire dai propri confini nel tentativo di esorcizzare in futuro proprio questo aspetto di invasione piuttosto che di dialogo orizzontale.

Questi tavoli di lavoro, dalla chiara impostazione scientifica e critica, si sono alternati a momenti di testimonianze video sul metodo di Pier Luigi Tazzi  da parte di curatori e artisti internazionali quali: Marina Abramovic, Marco Bagnoli e Giuseppe Scali, Michele Robecchi, Hans Ulrich Obrist, Sally e Remo Salvadori, Kornkrit Jianpinidnan, Rossella Biscotti, Cai Guo-Qiang, Lucio Pozzi, Lek M. Gjeloshi, Jonni Waka, Michelangelo Consani, Antonio Rovaldi, Sissi, Maria Gloria Conti Bicocchi, Adelina von Fürstenberg, Federica Boragina, Koo Jeong A, Olivia Salvadori, Shimabuku, THE ISLAND, Cornelia Lauf, Gianni Zhang, Robert Pettena, Maria Luisa Frisa, Rebecca Salvadori, Francesca Banchelli.

Le conclusioni, dense di spunti di riflessione, sono state sintetizzate a fine giornata dai moderatori – Marco Senaldi, Fabio Cavallucci, David Elliot, Lorenzo Bruni. Angela Vettese, nello specifico, nel ripensare al convegno ha aggiunto: “la parabola di Tazzi, dalle sue esperienze nel teatro con il Carrozzone e i poi i Magazzini Criminali alla teoria con i convegni di Montecatini, fino al rapporto simbiotico con gli artisti, parla di quanti volti possa assumere la critica e di come la figura del curatore possa evolversi o anche, in futuro, sparire a favore di diverse collaborazioni teorico-pratiche dell’arte.” Questi spunti di riflessione, insieme ad altri interventi, sono tutti visibili sui canali social ufficiali di Palazzo Strozzi, di Artribune, ma anche dell’associazione Institution che ha coordinato l’intero evento. https://www.facebook.com/institutionunderconstruction/

Le prospettive aperte da questa giornata di studio possono essere riassunte in tre punti di impegno futuro. Il primo è legato all’ipotesi, da parte del comitato promotore, di istituire una giornata di studio annuale, inspirata ai vari aspetti che Tazzi ha affrontato nell’arco della sua carriera. L’impegno per il prossimo anno potrebbe essere connesso al ripensamento dei musei, luoghi che Pier Luigi Tazzi ha sempre praticato con sospetto e sempre all’insegna del loro rinnovamento dall’interno, che non puntasse cioè alla conservazione di uno status quo ma costituisse una piattaforma aperta. Il secondo consiste nella volontà di analizzare con maggiore attenzione i testi di Tazzi e la sua scrittura performativa, emotiva e suggestiva, che era volta non a creare un’indagine fredda delle pratiche dell’arte, piuttosto un coinvolgimento diverso, capace di far saltare le differenze di ruolo tra osservatore e autore. Impegno, quest’ultimo esplicato nella volontà di pubblicare un volume con gli atti del convegno e una scelta di testi di Pier Luigi Tazzi. Terzo e ultimo punto è la necessità di intervenire per la sicurezza dell’archivio del curatore, su cui la Regione Toscana manifesta l’interesse a garantirne la salvaguardia.

Un convegno così intenso ha giustamente sollecitato anche tante altre intenzioni, tra queste l’impegno assunto dall’Accademia di Belle Arti di Firenze per approfondire i progetti che Tazzi realizzò come la manifestazione Start Point con l’intento di leggere con più attenzione l’eredità critica e di metodo che egli ha proposto e lasciato ai giovani artisti.

Il convegno è stato organizzato da:

Comitato scientifico: Fabio Cavallucci, Bart De Baere, David Elliott, Hou Hanru, Mami Kataoka, Rikrtit Tiravanija.

Comitato promotore: Marco Bagnoli (Atelier Marco Bagnoli, Montelupo Fiorentino), Huiming Hu (Institution Lab A.P.S., Milano-Carrara), Stefano Collicelli Cagol (Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato), Vittoria Ciolini (Dryphoto, Prato), Arturo Galansino (Palazzo Strozzi, Firenze), Elena Pianea (Regione Toscana), Sergio Risaliti (Museo Novecento, Firenze), Carlo Sisi (Accademia di Belle Arti di Firenze), Paolo Parisi (Base / Progetti per l’arte, Firenze), Gianni Zhang (Zhong Art International), Luciano Massari (Accademia di Belle Arti di Carrara).

Organizzazione: Institution Lab A.P.S.  – partner sostenitore TORART

Convegno promosso e sostenuto da: Regione Toscana

 

info: +39 333 604 7278 | [email protected]

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